There's plenty of room at the bottom
Video and interviews by Vincenzo Farenza

English

There's plenty of room at the bottom is the title of a 1959 lecture by physicist Richard Feynman and is considered the first scientific reference to the potential of nanotechnology: “What would happen if we could arrange the atoms one by one the way we want them?”*

Nanotechnology has a special relationship with photography: the daguerreotype, the first photographic process in history, has recently been identified as one of the earliest (albeit unconscious) examples of nanotechnology. The optical qualities and the incredibly high definition of daguerreotypes are directly related to the size of the silver, mercury, and gold nanoparticles observed on the surfaces of the photographic plates. Once referred to as mirrors with a memory, these photographic objects yield shimmering images, simultaneously negative and positive. They function as genuine mirrors that not only reflect the viewer’s face but also present monochromatic photographs with varied color shades, such as a vibrant blue in areas that received too much light.

Furthermore, nanoscience, by dealing with the infinitely small, has a unique relationship with visibility and invisibility, with light and matter—much like the photographic process itself. Drawing inspiration from this idea, I set out to explore this connection by engaging with contemporary science and technology and at the same time by creating a visual and conceptual link with photography, based on the physics and chemistry that made it possible. My research has thus focused on potential connections between a science that studies an invisible world and a technology that, at least apparently, represents the visible world.

This led me to work in two major research institutes in Italy, both conducting scientific investigations in nanoscience: the CNR Nanotec Nanotechnology Institute in Lecce and the Elettra Synchrotron in Trieste. Through essential collaboration with Carlotta Valente and technical support from Joaquin Paredes, I attempted to explore these sites by using the technique of the daguerreotype: my aim was to use an ancient, complex, and hazardous photographic process to depict something extremely advanced and modern, retracing the scientific link between daguerreotypes, plasmonics, and nanotechnology.

Additionally, I experimented with the use and reinterpretation of scientific images taken with electron microscopes through their decontextualization: by embracing their aesthetic aspect, I created—again through daguerreotype—ambiguous, shifting objects, genuine mirrors holding an image that is not immediately recognizable and often abstract.

During my research, I also discovered other examples of nanotechnology throughout history, created many years ago without any knowledge of nanoscience or material properties at the nanoscale. Among these, I began working on the Lycurgus Cup, an ancient Roman glass cup, once considered magical for its properties, by creating works with dichroic glass that aim to represent and reinterpret its characteristic of changing color depending on the direction of the light. There are also examples of nanotechnology in nature, such as the lotus leaf, which is characterized by nanostructures that make it hydrophobic.

All these visual contributions, which are continually evolving, serve as notes toward a visual exploration of the relationship between photography, nanotechnology, the invisible and the visible, light, materials and photographic processes, surfaces, transparency, transmission, and reflection. Each of these elements provides insights into the nature of images, photographic and beyond, and their tangible and intangible, material and conceptual properties.

Italiano

There's plenty of room at the bottom è il titolo di un discorso del 1959 del fisico Richard Feynman ed è considerato il primo riferimento scientifico alle potenzialità delle nanotecnologie: "Cosa succederebbe se potessimo disporre gli atomi uno per uno come vogliamo?"*.

La nanotecnologia ha un rapporto speciale con la fotografia: il dagherrotipo, il primo processo fotografico della storia, è stato identificato da recenti studi come uno dei primi esempi (inconsapevoli) di nanotecnologia: le qualità ottiche e l’altissima definizione dei dagherrotipi sono infatti correlate alle dimensioni delle nanoparticelle di argento, mercurio e oro osservate sulla superficie delle lastre fotografiche. Definiti in passato anche mirror with a memory, questi oggetti fotografici restituiscono immagini cangianti, negative e positive allo stesso tempo, dei veri e propri specchi sui quali, oltre a riflettersi il volto di chi li guarda, appaiono fotografie monocromatiche ma con varie sfumature di colore, come ad esempio un blu molto acceso sulle zone che hanno ricevuto troppa luce.

Inoltre le nanoscienze, avendo a che fare con cose infinitamente piccole, hanno anche un rapporto speciale con la visibilità e l'invisibilità, con la luce e la materia, così come il processo fotografico. Partendo da questa ispirazione, ho provato a indagare questo legame cercando, da una parte, di confrontarmi con una tecnologia e una scienza fondamentale negli ultimi decenni, e dall’altra di creare una connessione visiva e concettuale con la fotografia, partendo proprio dalla fisica e dalla chimica che l’hanno resa possibile. La ricerca si è così concentrata sulle possibili connessioni tra una scienza che studia un mondo invisibile e una tecnologia che rappresenta, almeno apparentemente, il mondo visibile.

Questo mi ha portato a lavorare in due importanti istituti in Italia, dove vengono portate avanti diverse ricerche scientifiche sulle nanoscienze: l’Istituto di nanotecnologia CNR Nanotec di Lecce e il Sincrotrone Elettra di Trieste. Grazie alla fondamentale collaborazione con Carlotta Valente e al supporto tecnico di Joaquin Paredes, ho provato a indagare questi due luoghi utilizzando anche la tecnica della dagherrotipia: il tentativo è stato quello di impiegare un procedimento fotografico antic, quanto complesso e pericoloso, per rappresentare qualcosa di estremamente tecnologico e contemporaneo, ripercorrendo quel legame scientifico tra dagherrotipi, plasmonica e nanotecnologia.

Inoltre ho sperimentato anche l’uso e la re-interpretazione di immagini scientifiche realizzate con microscopi elettronici attraverso la loro decontestualizzazione: appropriandomi della loro dimensione più estetica ho realizzato, sempre attraverso la dagherrotipia, degli oggetti ambigui e cangianti, dei veri e propri specchi con un’immagine non immediatamente riconoscibile e spesso astratta.

Durante la mia ricerca ho scoperto anche altri esempi di nanotecnologia nella storia, realizzati moltissimi anni fa senza avere nessuna consapevolezza delle nanoscienze o delle proprietà dei materiali nella scala nanometrica, o altri presenti in natura. Tra questi ho iniziato a lavorare sulla Coppa di Licurgo, una coppa in vetro di epoca romana, al tempo considerata magica per le sue proprietà di cambiare colore a secondo della direziona della luce, e sulle foglie di loto, caratterizzate da nanostrutture che rendono la loro superficie idrofobica tanto da ispirare lo sviluppo di prodotti idrorepellenti.

Tutti questi contributi visivi, in continuo sviluppo, sono come degli appunti per una ricerca visiva sul rapporto tra la fotografia, la nanotecnologia, l’invisibile e il visibile, la luce, i materiali e i procedimenti fotografici, le superfici, la trasparenza, la trasmissione e la riflessione. Tutti spunti per ragionare sulla natura dell’immagine, fotografica e non solo, e sulle sue proprietà tangibili e intangibili, materiche e concettuali.

There’s plenty of room at the bottom - Giorgio Di Noto

Progetto realizzato con il sostegno del / a project realized thanks to the support of
MiC e di SIAE
nell’ambito del programma / within the program
“Per Chi Crea"

Produzione e montaggio dagherrotipi / production manager and daguerreotypes installation
Carlotta Valente

Supporto tecnico / technical support
Joaquin Paredes

Video e interviste / video and interviews
Vincenzo Farenza

Un progetto promosso da / a project promoted by
Associazione On Image

in collaborazione con / in collaboration with
ICCD - Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
Istituto di Nanotecnologia CNR Nanotec
Sincrotrone Elettra Trieste